stefano busà la capannina

Stefano Busà e il Piano Bar della Capannina

Stefano Busà resident a La Capannina di Franceschi.

Must Review in un’intervista esclusiva definesce Stefano Busà l’uomo che ha cambiato il piano bar.

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Da 23 anni, Stefano Busà è protagonista con il suo piano bar a La Capannina di Franceschi, la più antica tra le discoteche Versilia. Un grande classico che non passa mai di moda come le sue canzoni che fanno ballare e divertire centinaia di persone, ogni sera.

I tavoli accanto a lui sono richiestissimi e per aggiudicarseli i clienti sono disposti a spendere budget importanti. Una posizione di privilegio, un privee nel privee da prenotare con la piattaforma ideata dal seocopywriter che ha fatto della Versilia la meta #1 sui motori di ricerca.

Stefano Busà in Capannina.

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Intervista esclusiva di Stefano Busà a Virginia Volpi.

Pubblicata su Must Review

Niente da dire. “Al piano bar da Busà” è l’incipit del divertimento assicurato. Un marchio indelebile che da 23 anni trionfa orgoglioso nella nightlife versiliese. Un insieme di musica, sintonia col pubblico e, soprattutto, di attenta osservazione a quello che lo circonda. 

Raccontaci di te: dove sei nato? 

Stefano Busà: “A Pistoia”.

I tuoi genitori cosa facevano? Sei figlio unico? 

Stefano Busà: “Ho una sorella più grande che fa tutt’altro settore. Mio padre, che oggi non c’è più, era un poliziotto e mia madre casalinga”.

Il ricordo più bello della tua infanzia? 

Stefano Busà: “Il primo concerto visto a Rimini a quattordici anni: i Rockets, un gruppo francese che è andato fortissimo tra gli anni ’70 e ’80. Si dipingevano il viso d’argento e suonavano musica elettronica”

Il primo contatto con la musica quando e come è avvenuto? 

Stefano Busà: “E’ successo un po’ per caso. E’ la musica ad essere arrivata da me. Quando avevo dieci anni mia sorella più grande prese un pianoforte per provare. Non era portata, ma io di nascosto andavo e suonavo. Era un po’ gelosa, ma alla fine cambiò totalmente strada, oggi lavora in banca”

Fare musica è sempre stato il tuo sogno oppure vi erano anche altri progetti nel cassetto? 

Stefano Busà: “Da quando la musica è entrata a far parte della mia vita a dieci anni mi interessa solo quella. Ho iniziato a lavorare presto: a quattordici anni ero già in giro con i gruppi e avevo formato il mio primo complesso”. 

Come vi chiamavate? 

“Un nome bruttissimo! Lars66: Luciano, Alessandro, Roberto e Stefano e 66 era la somma dei nostri anni”.

Quando è arrivato il momento del solista? 

Stefano Busà: “Iniziai a fare il solista al pianoforte, ancora senza cantare, negli hotel a Montecatini: il piano bar di ascolto, dalle nove a mezzanotte, apprezzato dagli stranieri che vi alloggiavano. Contemporaneamente avevo amici che facevano piano bar cantato e mi sono detto: perché non provare? Sono andato a lezione di canto e ho scoperto di avere un buon timbro, un’ottima intonazione e nel tempo, studiando, sono molto migliorato. A quel punto mi sono rivolto a delle agenzie di impresari e manager a Firenze, un po’ di gavetta e poi il lavoro: dopo nemmeno sei mesi venni notato e mandato per una stagione sulle Dolomiti. Andai a Moena ad un piano bar di un hotel aperto al pubblico ed riscossi un successo incredibile”.

Ti sei esibito nei migliori locali italiani, passando da Londra, Madrid e Dubai: dove vorresti suonare un giorno?

Stefano Busà: “Mi intriga molto l’estero e in particolare l’America, mi piacerebbe andare a New York o Miami”

L’esibizione che ti è rimasta più nel cuore fino ad ora. 

Stefano Busà: “La prima serata a Londra in una discoteca dal nome ‘Dolce London’. La cosa particolare è stata che la mia performance è cominciata a inizio serata con una festa di italiani residenti a Londra, poi quando hanno aperto la discoteca per tutto il pubblico, la mia performance doveva finire. Il dj aveva già iniziato a fare musica house, ma ad un tratto il manager del locale mi disse: “Devi riniziare a suonare perché il pubblico vuole ballare”. Mi sono ritrovato a far ballare tutti gli inglesi con ‘Maracaibo’. La ciliegina sulla torta è stata quando alle quattro stavo aspettando il taxi fuori dalla discoteca e mi avvicinò il dj: mi chiese la playlist delle canzoni. Ricordo anche quando ho suonato al party di beneficenza del principe Alberto di Monaco all’Isola d’Elba: una serata un po’ “ingessata”, ma molto bella”.

Quando suono una canzone sto già pensando alle quattro successive, perché sto guardando la tipa a dieci metri per capire se è coinvolta o se la tensione sta calando.
Non è semplice, ma se riesci a tenere insieme tutto questo è qualcosa di pazzesco”

Il tuo amore, Versilia: la prima volta che sei venuto qui. 

Stefano Busà: “Da bambino con la mia famiglia venivamo sempre l’estate al mare a Lido di Camaiore che oggi è casa mia. Ci sono molto legato”. 

Come inizia la tua storia alla Capannina? 

Stefano Busà: “Era il 1995 ed ecco com’è andata: qualche anno prima stavo facendo le stagioni sul Lago di Garda, ad un piano bar di un locale il quale gestore era famoso per cacciare via tutti i musicisti dopo dieci minuti. Un impresario disperato mi mandò là chiedendomi il favore di sostituire l’ennesimo mandato a casa. Dopo due giorni richiamai l’impresario dicendogli che il gestore non mi diceva niente e lui, contentissimo, mi disse: “Allora stai andando alla grande!”. Iniziai a lavorare lì per un periodo, dopodiché un altro impresario molto famoso in Versilia, Carmelo Santini, avendo saputo che un toscano non era stato cacciato da Lazise sul Garda, si incuriosì e mi contattò. Iniziammo a lavorare insieme e mi propose la Capannina di Franceschi. Oggi continuo a collaborare con il figlio di Carmelo, Riccardo Santini”.

Come sono i tuoi rapporti con il patron Gherardo Guidi? 

Stefano Busà: “Ottimi, mi ha sempre lasciato il massimo della libertà artistica”. 

Il tuo piano bar ha rivoluzionato la Capannina: qual è il segreto? 

Stefano Busà: “Il piano bar non era sfruttato al 100% : ci si faceva la cena a seduti, serviva per il ristorante. Io ho dato un’impronta sicuramente diversa, rendendo ballabili le canzoni. Gradualmente ha iniziato a riempirsi con tutta la gente intorno al piano. Oggi il format ‘Al piano bar da Busà’: canzoni divertenti, trattando la musica come un dj, è stata la formula vincente. Il mio “Generale” di De Gregori, non è né quello di Gregori, né quello di Vasco Rossi, è il mio: e io te la faccio ballare e cantare insieme”.

Quanto la vedi cambiata la Capannina dai tuoi esordi? 

Stefano Busà: “Si è adattata ai tempi e questo può piacere o non piacere: ma è sicuramente un posto magico, dotato di una forza intrinseca che va al di là degli artisti, delle direzioni e dei tempi. Ad oggi riesce a spaziare in cinquant’anni di musica: Da Gigi D’Agostino a Patty Pravo, Da Gino Paoli a Rovazzi. E’ cambiata rimanendo lei stessa. E funziona”.

La canzone che ti richiedono di più i giovani? 

Stefano Busà: “Negli ultimi anni è indubbiamente ‘Sandra’. Ultimamente sta prendendo piede anche ‘Lo stato sociale’, ma vedremo come va”.

Con Jerry Calà, altro pilastro del locale, c’è mai stata rivalità? 

Stefano Busà: “Da parte mia no, anche perché è come dire che io vado in bicicletta e lui in moto, poi lui è molto famoso, è un attore, comico, con un background vastissimo. Lui so che qualche volta ha avuto da ridire perché quando inizia il suo show io non mi fermo, ma non per mia scelta, è la direzione a dirmelo. Eppure quest’anno, al compleanno della Capannina, serata tradizionale di festeggiamenti, è stato proprio lui ad annunciarmi dal palco: mi hanno fatto un regalo bellissimo”.

Qualche passatempo oltre la musica? 

Stefano Busà: “La lettura”.

Ultimo libro sul comodino? 

Stefano Busà: “L’alchimista di Paulo Coelho”.

Ultimo film visto? 

Stefano Busà: “Star Wars”. 

Cantante e band preferiti? 

Stefano Busà: “Come solista Michael Bolton, quando lo sento cantare mi vien voglia di smettere. Come gruppo, gli AC/DC”. 

Prossimi progetti? 

Stefano Busà: “Finire il video per la mia ultima canzone “Pelle di luna”, che si può trovare già disponibile su iTunes e Spotify e trovare la possibilità di mettere qualche mia musica nella colonna sonora di un film”.

Come ti vedi tra dieci anni? 

Stefano Busà: “In giro in tournée per il mondo a suonare le mie canzoni, ovvero a vivere con le mie creazioni”.